La monumentale sacrestia di S. Domenico Maggiore custodisce, su un corridoio pensile posto a circa 4 metri di altezza che corre su tre lati della sala prossimo alla volta, 38 casse lignee contenenti i corpi di 10 re e principi aragonesi e di altri nobili napoletani deceduti dalla seconda metà del XV a tutto il XVI secolo.
Queste casse, in origine sparse nella chiesa, furono raccolte nella sacrestia nel 1594 per ordine del re Filippo II di Spagna.
I sarcofagi, sontuosamente ricoperti di sete, di broccati o di altre stoffe preziose, risultano disposti su due file sovrapposte; la fila più bassa è costituita da casse più piccole, per lo più anonime, mentre la fila più alta comprende casse più grandi, alcune delle quali recano gli stemmi e i nomi dei personaggi sepolti, che talora è possibile identificare con relativa facilità.
Si può citare fra gli altri il re Alfonso I d'Aragona (deceduto nel 1458), il re Ferrante I d'Aragona (deceduto nel 1494), il giovane re Ferrante II, la regina Giovanna IV , la duchessa di Milano Isabella d'Aragona e il marchese di Pescara Francesco Ferdinando d'Avalos, vincitore della battaglia di Pavia contro il re Francesco I di Francia nel 1525 (deceduto lo stesso anno).
Ci troviamo di fronte ad una serie di mummie unica in Italia non solo per l'antichità e per lo stato di conservazione dei corpi, ma anche e soprattutto perché si tratta di personaggi storici, di cui si conosce dettagliatamente la vita e la causa di morte (ad esempio la malaria per il re Ferrante II, la tisi per il marchese di Pescara).
E’ stato perciò possibile ed estremamente interessante confrontare i reperti paleopatologici con i dati storici.
Finora in Europa mummie di questo tipo, appartenenti a imperatori e a principi Asburgici, erano note solo nelle Catacombe dei Cappuccini di Vienna.
Dal 1984 al 1987 tutti i sarcofagi, numerati progressivamente nel corso delle esplorazioni, furono accuratamente esaminati da un gruppo di ricercatori dell'Istituto di Anatomia e Istologia Patologica dell'Università di Pisa.
Le vesti, talora molto pregevoli, e i gioielli dei corredi funebri furono recuperate per essere poi restaurate ed esposte nella Sacrestia della Basilica a cura della Soprintendenza per i Beni Storici ed Artistici di Napoli.
Le mummie sono state prima radiografate e poi sottoposte ad esame antropologico ed autoptico sul posto, mentre gli studi di laboratorio sono stati effettuati a Pisa.
fonte: http://www.paleopatologia.it/