Gio, May 02, 2024

MUMMIE ARAGONESI

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 Lo studio  delle  mummie,  naturali  ed artificiali,  della  Basilica   di   S. Domenico   Maggiore    a  Napoli   (XV-XVII secolo)   ci   ha fornito informazioni   sulle   tecniche di imbalsamazione di Età   Rinascimentale  e   ha  permesso  la  diagnosi  di   tre  casi  di  malattia  infettiva (vaiolo, sifilide  venerea,  condiloma)   e  di  due  casi di patologia neoplastica (carcinoma cutaneo ed adenocarcinoma).
 Gli studi paleopatologici effettuati hanno cosi dimostrato che è possibile applicare a questo tipo di  materiali   alcune   moderne  tecnologie biomediche,  come   l’immunoistochimica,   la microscopia  elettronica  e  la  biologia  molecolare, con  risultati di altissimo interesse per ha storia delle malattie.

 La  monumentale  sacrestia  di  S. Domenico  Maggiore  custodisce,  su un corridoio pensile posto  a circa  4 metri di altezza che corre  su tre lati della sala prossimo  alla  volta,  38 casse  lignee contenenti  i  corpi  di  10  re  e  principi  aragonesi  e  di  altri  nobili napoletani deceduti dalla seconda metà del XV a tutto il XVI secolo.
 Queste casse,  in  origine  sparse nella chiesa,  furono  raccolte  nella  sacrestia  nel 1594 per ordine del re Filippo II di Spagna. 

 I  sarcofagi, sontuosamente ricoperti  di sete,  di broccati o di altre stoffe preziose, risultano disposti su due file sovrapposte;  la  fila più bassa è costituita da casse più piccole, per lo più anonime,  mentre  la  fila  più  alta  comprende  casse più grandi, alcune delle quali recano gli stemmi e i nomi dei personaggi sepolti, che talora è possibile identificare con relativa facilità.
 Si   può  citare  fra  gli  altri  il  re  Alfonso I  d'Aragona   (deceduto nel 1458), il  re Ferrante  I d'Aragona   (deceduto  nel  1494),   il   giovane   re   Ferrante  II,   la   regina   Giovanna  IV ,  la duchessa  di  Milano  Isabella  d'Aragona  e  il  marchese  di  Pescara  Francesco  Ferdinando d'Avalos,   vincitore   della battaglia  di Pavia  contro  il  re  Francesco I  di  Francia   nel  1525 (deceduto lo stesso anno).


 Ci  troviamo di  fronte ad una serie di mummie unica in Italia non solo per l'antichità e per lo stato di conservazione dei corpi, ma anche e soprattutto perché si tratta di personaggi storici, di cui si conosce dettagliatamente  la vita  e  la causa di morte (ad esempio la malaria per il re Ferrante II, la tisi per il marchese di Pescara).
 E’ stato perciò possibile ed estremamente interessante confrontare i reperti paleopatologici con i dati storici.
 Finora  in  Europa  mummie  di  questo  tipo,  appartenenti a imperatori e a principi Asburgici, erano note solo nelle Catacombe dei Cappuccini di Vienna.

 Dal  1984 al 1987  tutti  i  sarcofagi,  numerati progressivamente nel corso delle esplorazioni, furono  accuratamente   esaminati   da  un gruppo  di  ricercatori  dell'Istituto  di  Anatomia  e Istologia Patologica dell'Università di Pisa.   
 Le vesti, talora molto pregevoli, e i gioielli dei corredi funebri furono recuperate per essere poi restaurate  ed  esposte  nella  Sacrestia  della Basilica a cura della Soprintendenza per i Beni Storici ed Artistici di Napoli. 
 Le  mummie  sono  state  prima  radiografate  e  poi  sottoposte  ad  esame antropologico ed autoptico sul posto, mentre gli studi di laboratorio sono stati effettuati a Pisa. 

fonte: http://www.paleopatologia.it/

 

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