SCALETTA
$11. PRESENTAZIONE
$12. CANTO “NAPULE” DIAPOSITIVE SU NAPOLI
$13. FAMIGLIA E SCELTA CANALE TELEVISIVO
VITA DI TOTO’
$14. POSTEGGIA CANZONI CLASSICHE
$15. MISERIA E NOBILTA’
$16. CAROSELLO “MONOLOGO SUL CAFFE’ + CANZONE “TAZZE E CAFE “
$17. BALLETTO “ LA QUADRIGLIA”
Vita di eduardo
$18. O’ MIEDICO DEI PAZZE (Eduardo de Filippo)
Vita di Peppino
$19. CAROSELLO “ PAPPAGONE “ (Peppino de Filippo)
$110. “ ” SCENEGGIATE: IO, MAMMETA E TU / E LIVETE A CAMMESELLA / LA PANSE’
$111. VINCENZO DE PRETORE (Eduardo de Filippo)
$112. POESIA SCENEGGIATA “ ‘A LIVELLA ” ( Totò )
$113. NON TI PAGO (Peppino de Filippo)
$114. CANTO “ HO GIOCATO TRE NUMERI AL LOTTO “
Vita di Troisi
$115. SAN GENNARO (Massimo Troisi)
$116. BALLETTO “TARANTELLA” (DA LA GATTA CENERENTOLA)
Vita di Merola
$117. “ “ “ GUAPPARIA “ (Mario Merola)
$118. SCENEGGIATA “ ‘O ZAPPATORE
$119. CAROSELLO “ ANNUNCIAZIONE “ (Massimo Troisi)
$120. BALLETTO “ MAMBO ITALIANO “
$121. CAROSELLO “ RICOMINCIO DA TRE “ (Massimo Troisi)
Vita di Salemme
$122. E FUORI NEVICA (Salemme)
$123. POESIA “ A GESU’ BAMBINO”
$124. CANTO “ I RAGAZZI DI SCAMPIA “
$125. BALLETTO “ ‘A RUMBA DEI SCUGNIZZI “
FINALE
CARRELLATA PERSONALIZZATA DI CANZONI
OCCORRENTE DA PORTARE PER LA RECITA
4 Cestini Vimini – 4 Fiaschi o Fiaschetti – Frutta di Plastica – Zuppiera trasparente – Lana Gialla – Lana Rossa –
Macchinetta caffè Napoletana – Tazzine + Cucchiaini + Bicchierini Giocattolo – Fular – Corna Grandi – Aglio Finto – Borsetta – Spada – 2 Elmetti(1 Militare) – Cappello a Cilindro – Cappello da Torero – 1 Cravattino – Coppole a quadroni o tinta unita – 1 parrucca riccia
FEMMINE = Gonna Lunga + camicetta bianca merlettata
MASCHI = Camicia Quadroni
PRESENTAZIONE
STEFANO Il mare si infrange sugli scogli, laggiù in fondo il Vesuvio mostra il fascino della sua bellezza, qualche casa, qualche vicolo, qualche bottega: siamo a Napoli: la storia può iniziare!..
Quale storia ?.. la storia di Napoli Internazionale, naturalmente...
La storia di Napoli nasce da una serena bellissima di nome Partenope che per l’amore non corrisposto da Ulisse si lasciò trasportare morente sulle spiagge del nostro incantevole golfo che da lei prese il nome di Partenope.
Partenope si ingrandì con l’arrivo dei greci e prese il nome di Neapolis, cioè nuova polis che in greco significa città, per poi diventare infine Napoli.
EMANUELA Napoli è una città di incanto famosa in tutto il mondo per i suoi musicisti, scrittori, artisti di ogni genere.
Le sue canzoni e le sue commedie sono state portate in tutto il mondo e tradotte in tutte le lingue.
Il popolo napoletano è conosciuto in tutto il mondo per il suo cuore generoso.
Perché possiate condividere con noi momenti di divertimento e di riflessione desideriamo presentarvi
una raccolta di canzoni, ballate, tarantelle, scketch napoletani più o meno noti, alternati a scenette della commedia dell'arte, di nostra invenzione o rielaborate.
GIUFFREDI Ci sentiamo in questo momento tanti Pulcinella pungenti e frizzanti, nel mostrarci a voi raccontandovi della nostra città nel bene e nel male .
Alle allegre tarantelle si succedono le sceneggiate e ancora le canzoni melodrammatiche, ai frammenti di vita popolana si contrappongono i fuggenti incontri con i nobili, con il potere militare e politico ed infine con la totale anarchia.
Napoli di oggi non è cambiata poi molto: cambia chi governa, ma la saggezza popolare non muta la fame, che aguzza l'ingegno e la furbizia e la voglia di vivere non potranno mai scomparire....
Buon divertimento
Presentazione dei commediografi
HERMES (II)
Antonio De Curtis, in arte Totò, nacque a Napoli nel 1898 nel popoloso quartiere della Sanità.
Totò ha girato ben novantasei film; in vita é stato amato da tutti, mentre la critica lo ha sempre definito mediocre.
Ma si sbagliava perché Totò ha lasciato un ricordo indelebile nel tempo, ancora oggi, a distanza di 34 anni dalla sua morte avvenuta a Roma il Principe del sorriso vive in tutti noi e la sua arte é divenuta immortale.
FRANCESCA PIA (II)
Peppino de Filippo con i fratelli Titina ed Eduardo formò una propria compagnia che durò circa15 anni, durante i quali il successo fu quasi sempre puntuale
Egli si dedicò ad un teatro fatto di farsa e comicità
SABRINA (II)
Eduardo De Filippo nacque nel 1900 a Napoli, da Luisa De Filippo e da Eduardo Scarpetta.
Al pari dei fratelli cominciò ben presto a calcare le tavole del palcoscenico infatti, il suo debutto avvenne all’ età di 4 anni al teatro Valle di Roma, nel corso della rappresentazione di una operetta scritta da suo padre.
Il teatro di Eduardo è un teatro vivo, significativo, fatto di esperienze reali, molte delle quali ancora attuali
LUCIA (III)
Massimo Troisi nacque a San Giorgio a Cremano, nel 1953 ed è morto nel 1994 a soli 41 anni.
E’ stato uno dei più apprezzati artisti italiani della fine del Novecento
Ha seguito le orme linguistiche e gestuali di Eduardo de Filippo e di Totò, rinnovandole con una recitazione del tutto originale nei ruoli di attore, di regista e sceneggiatore teatrale, cinematografico e televisivo.
TERESA (III)
Merola è nato a Napoli nel 1934, da una famiglia di umili origini, inizia a esibirsi come cantante nel repertorio classico della canzone napoletana, ma poi decide di dedicarsi esclusivamente al campo dello spettacolo, rilanciando la sceneggiata napoletana teatrale con la formula del triangolo: lei, lui e il mascalzone, cantando e sceneggiando la Napoli di quei quartieri dove l'aria ha il sapore di bucato steso ad asciugare al sole e di pummarola.
Ha lasciato alla sua città e all'Italia tutta le sue canzoni, giudicate dai napoletani come autentiche poesie, e i suoi film di notevole intensità emotiva, ricche di incompresa e preziosa umanità.
TABASCO (IV)
Vincenzo Salemme è nato a Napoli nel 1957
Ha fatto parte della compagnia di Eduardo De Filippo, rivestendo sempre ruoli di primo piano.
Attore cinematografico e teatrale ha creato poi una sua compagnia teatrale scrivendo sceneggiature in cui si denota sempre un allegro umorismo.
LA FAMIGLIA
SCENA: Mario Longo (il papà) è seduto sul divano;
Anna Schiavo (la mamma) sta spolverando
Cristian Ventura, Michela Sabatino, Artemisia Femiano, (figli) giocano
Mario: Anna, chiama i bambini e venite a vedere ……….
Anna: Che cosa?
Mario: Uno spettacolo che tra poco trasmette la TV da Napoli
Anna: Maria, Gennaro, Giuseppina venite qua, sedetevi accanto a noi e guardate
possiamo vedere questo spettacolo di canti, balli, musiche e scenette che la RAI
di Napoli ha organizzato questa sera
Anna: Bambini, fate i bravi, ascoltate e vedete ciò che hanno preparato dei ragazzi
come voi.
FRANCESCO E MADDALENA (V)
Le origini del canto a Napoli risalgono ai tempi antichi.
La storia racconta che le sirene divennero famose per la dolcezza del loro canto accompagnato dalla cetra o dal flauto.
Una delle sirene più celebrate era Partenope che, delusa in amore da Ulisse, venne a morire su una spiaggia del Tirreno che da lei prese il nome. Solo più tardi Partenope diventerà Napoli.
Ha inizio così la storia della canzone napoletana con i menestrelli del Medioevo, che tra il 1500 ed il 1600 colorarono le piazze di Napoli trasformando gli avvenimenti del popolo e della borghesia in canti e liriche (sfociando poi nei cantastorie).
Ed è proprio questo scambio e questo intreccio continuo tra la musica popolare ed il canto dei poeti di corte che fa di Napoli una realtà unica al mondo.
Questi cantori girovaghi si organizzarono spontaneamente tra il Vesuvio e Posillipo intorno al settecento dando vita alla mobilissima e poverissima arte della Posteggia.
Nelle taverne, osterie, trattorie, ristoranti e persino nei salotti privati entravano per proporre i pezzi classici del repertorio di canzoni napoletane, comprese le divertenti “canzoni di macchietta”.
SCENA: 4 tavoli imbanditi in una pizzeria
PERSONAGGI: 8 clienti ai tavoli
Cameriere
Cantore fra i tavoli con mandolino
Canzoni classiche napoletane
"Gaetano Pappagone" di Peppino de Filippo
Il personaggio di Pappagone nasce nel 1966.
Pappagone è un uomo ignorante, un campagnolo che ha un impatto violento e choccante con l'ambiente cittadino, dove si parla una lingua che non è la sua…
Pappagone si muove e si esprime come se nulla fosse, come se tutto fosse come lui lo vede e lo interpreta…
Il suo vestito è un "costume" a righe, i suoi capelli hanno un ciuffo sempre dritto…
Con il ciuffo di capelli dritto sulla testa Pappagone ha una lingua tutta sua.
Scenetta
Squilla il telefono e …..
Pappagone: "Pronto… chi chiacchiera?"
Sono il signor Veneranda, posso parlare col commendator Venaccioni?
Pappagone : "E piriché?"
Vorrei chiedergli un’informazione
Pappagone: "Non metto lingua"
Ma c’è il signor Venaccioni?
Pappagone: "Equequa!"
Ma si può sapere voi chi siete?
Pappagone: "Volete la carta d'indindirindà"?
Ma che state dicendo, mi passate qualcuno in casa?
Pappagone: "Sono scorfano di padre e di madre"
Ho capito, fate quest’imbasciata al signor Venaccioni …..
Pappagone: "Mamma mia che corresponsabilità"
Ditegli che il signor Veneranda gli deve parlare urgentemente
Pappagone: “Gnoresì, non vi percorate"
(Rivolto verso il pubblico)
Mi chiamo Pappagone,
sono un grande ignorantone.
Quando parlo l'italiano
non si sa se son siriano,
turco, russo, oppure che...
e vi dico il piriche':
Ora fo'
"Aglio e fravaglio…
fattura ca nun quaglia…
corna e bicorna…
caparice e capodaglio…"
ed a casa me ne torno.
Pappagone se ne va
ripetendo ecque qua!
( Esce di scena)
Tratta da “ Questi Fantasmi “
MONOLOGO
Seduto fuori al balcone ROSARIA (V)
Natalino A tutto rinuncerei tranne a questa tazzina di caffè, presa
tranquillamente qua, fuori in terrazza, dopo quell'oretta di sonno che uno si fa dopo mangiato. Però il caffè me lo devo fare io stesso, con le mie mani. Questa è una macchinetta per quattro tazze, ma se ne possono ricavare anche sei, e, se le tazze sono piccole, anche otto... quando vengono gli amici... d’altra parte il caffè costa così caro...
Nessuno potrebbe mai prepararmi un caffè come me lo preparo io, con lo stesso zelo... con la stessa cura...
Capirete che, dovendo servire me stesso, seguo le vere esperienze e non trascuro niente... Sul becco... lo vedete il becco?
(Prende la macchinetta in mano e :indica il becco della caffettiera) Qua, professore, dove guardate? Questo... Vi piace sempre di scherzare... No, no... scherzate pure... Sul becco io ci metto questo cappellino di carta... (Lo mostra) Sembra niente, ma questo cappellino ha la sua funzione... perché il fumo denso del primo caffè che esce, che poi è il più carico, non si disperde.
Come pure, professore, prima di versare l'acqua, bisogna farla bollire per tre o quattro minuti, per lo meno, prima di versarla, vi dicevo, nella parte interna della capsula bucherellata, bisogna cospargervi mezzo cucchiaino di polvere appena macinata. Un piccolo segreto ! In modo che, nel momento in cui sale, l'acqua, in pieno bollore, già si aromatizza per conto suo.
Professore , il caffè è pronto.
(Versa il contenuto della macchinetta nella tazza e si dispone a bere) Ne volete un po’... Grazie. (Beve) Accidenti, questo si che é un caffè... Vedete quanto ci vuole poco per rendere felice un uomo: una tazzina di caffè presa, tranquillamente, qui fuori... con un simpatico dirimpettaio...
VALEN come vedete questa è una povera casa di pescatori, una casa umile ma… onesta!
… quando entra l'angelo Gabriele che quasi cieco suona la tromba e sbatte i piedi.
UGO Annunciazione! Annunciazione! Tu Marì Marì fai il figlio di Salvatore. Gabriele t'ha
dato la buona notizia. Annunciazione! Annunciazione!
VALEN Ma io non sono Maria, io non mi chiamo Maria.
(L'angelo non vede bene e per questo comincia a tastare prima il terreno e poi Maria.
Poi urla di nuovo)
UGO Annunciazione!...
VALEN (Stupito e confuso si rivolge all'angelo ormai fuori scena)
Gabriè, tu si scemo! Cose 'e pazzi. Uno sta int' 'a casa sua...
O fatto e mio marito. Mio marito fa o piscatore, e nuie ca stammo a casa, ca tenimmo e
marite ca stanno mezzo o mare stamme sempe sempe preoccupate …. e dicimme tornerà
… non tornerà
(Entra VITTORIA. È vestito da angelo e suona un flauto)
VALEN Che vuò scusa?
VITTORIA Sono il Cherubino, mi ha mandato Gabriele per creare l'atmosfera celestiale.
VALEN Cherubì! (E fa cenno con la mano di uscire da casa sua) Cherubì, tu te ne a' a j'! Mo'
ritorna mio marito e io che gli dico «Chisto è 'o Cherubino!» Cose 'e pazzi... Una sta int' 'a casa sua... Mio marito... mio marito mi disse «Non ti preoccupà, non ti preoccupà, 'o trovo un altro lavoro» e infatti è iuto a 'na parte e ha detto «io aggia lavorà» e chill'ha detto «guardate, noi glielo diamo il lavoro, ma si tratta di un lavoro minorile.» Mo' mio marito ha detto «no, mi dispiace, sì, io tengo i figli, ma sono tutti e due fuori età lavorativa perché tengono 18 e 20 anni...» A Napoli si fatica fino a dodici anni, «mi dispiace...» È rimasto nu poco accussì però ha detto «non posso fare niente, mi dispiace, ma li tengo già tutte e due in pensione. Mi dispiace!»
(Entra BERNARDINO in canotta e elmetto da guerra)
BERNAR Signò, io me ne lavo le mani! Per correttezza io me ne lavo le mani! Per precisione io
me ne lavo le mani! IO ME NE LAVO LE MANI!
VALENT Ma fatte pure la doccia, che me ne importa a me!
E mi fece mio marito «non ti preoccupà, non ti preoccupà.» Allora uno ci disse «guardate, io ho il lavoro però si tratta di un lavoro nero per sua moglie.» Mo', non per dire no... mio marito a me mi vuole un bene pazzo, non mi fa spostà 'na seggia da qua a là, allora ha detto «no, mi dispiace, ma no. Se devo mandare a lavorare mia moglie... preferisco una casa umile ma onesta.» E chist'ha detto «guardate noi abbiamo del lavoro, ma si tratta di lavoro a cottimo.» A questo punto mio marito è rimasto nu' poco e ha detto «scusate, ma è possibile che a Napoli solo lavoro non se ne trova, sempre co' n'ata parola vicina addà sta.»
(entra VITTORIA)
VALEN Ma mo' che vuoi?
VITTORIA Sto creando l'atmosfera celestiale.
VALEN E non la puoi creare più in là?
(UGO entra sbattendo i piedi)
UGO Annunciazione! Annunciazione!... Tu Marì Marì fai il figlio di Salvatore. Gabriele t'ha
dato la buona notizia. Annunciazione! Annunciazione!
VALEN (Guardandolo sfinito e compassionevole) Gabriè tu si scemo! Mio marito non si è
arreso, è andato in un altro posto, hanno detto sì, tengo per voi un lavoretto << va
bene>> mio marito ha detto «sì, se posso lavorare di meno tanto di guadagnato.» E
chilli «allora non ci siamo capiti, ho detto che tengo per voi un lavoretto...» e mio
marito «scusate un lavoretto... lo dice la parola un lavoretto» e chisto ha detto «no, non
ci siamo capiti... no, non guardate a me, guardate la mano!» Come mio marito ha
afferrato sta cosa della mano ha detto no! E allora voi direte «ma se facessero tutti
quanti accussì a Napoli non faticasse nisciuno» e invece io vi rispondo «Sì, non
faticasse nisciuno!»
(Entra BERNARDINO con canotta e elmo)
BERNAR Signò , io me ne lavo le mani! Io me ne lavo le mani! 'O paese è piccolo, la gente
parla...
Pilato di qua, Pilato di là. Poi quand'è il momento mi mandate a chiamare, vengo con
spada e bastone.
VALEN Porta pure coppe e denari!
FRANC (Vestito da Re Magio) Permesso signora... Nel libro del Destino...
VALEN No, no, no, scusate ca libri qua non ce ne servono. E chesta è 'na povera casetta di
pescatori e enciclopedie e cose non ce ne servono.
FRANC Signora, ma io sono un Re.
VALEN Un Re?
FRANC Sono venuto dal lontano Oriente per portarvi in dono...
VALEN L'oro?
FRANC No! Sono venuto dal lontano Oriente per portarvi in dono...
VALEN L'incenso.
FRANC No! Sono venuto dal lontano Oriente per portarvi in dono...
VALEN (Fa una smorfia delusa) La mirra...
FRANC La mirra!
VALEN Io 'o sapevo. Come si può fare... Mo' tre sono i Re Magi e chi mi capita a me? Chillo
colla mirra. Ca poi che è sta mirra? Nun aggio capito che è sta mirra.
FRANC La mirra è un'erba medica che si dà agli ammalati...
VALEN Mamma mia!
FRANC Ai moribondi...
VALEN Mamma mia! Per piacere mettila loco.
(Esce FRANCESCO e entra il VITTORIA che però questa volta non suona)
VALEN Che? Senza atmosfera celestiale stasera?
VITTORIA Gabriele non ci sta?
VALEN No, nun ce sta!
VITTORIA Ma è venuto?
VALEN Ma perché, mo vi date l'appuntamento?
VITTORIA Ha lasciato detto qualcosa?
VALEN Nun ha lasciato detto... tu sai come fa, viene ca', sbatte i piedi pe' terra, suona 'a
trumbetta e se ne va.
VITTORIA Ma torna?
VALEN Non ha lasciato detto niente!
(Entra UGO sbattendo i piedi e suonando la trombetta)
UGO Annunciazione! Annunciazione!
VITTORIA Aspetta! Aspetta!
UGO O Marì! Marì! Avimmo sbagliato casa!